Eretta dalla comunità alessandrina dell’antica Neapolis, la Statua del Nilo risale al II sec. d.C. Del gruppo scultoreo si persero le tracce già nell’antichità, e fu solo nel Medioevo (probabilmente nel XII sec.) che esso fu rinvenuto durante gli scavi per l’edificazione del Seggio, che prese appunto il nome di Seggio di Nilo. Tuttavia, più d’uno dovette dare una interpretazione sbagliata della statua, se la trecentesca Chronica di Partenope la definiva immagine di una donna bellissima che nutre cinque figli (il che induce ovviamente a ritenere che la scultura fosse già ampiamente mutila e difficilmente identificabile). Dimenticata nuovamente, la statua torna alla ribalta in occasione dei lavori per il nuovo Seggio di Nilo, tanto che scrittori cinquecenteschi ne parlano come di un ritrovamento ex novo. Un primo restauro con integrazioni avviene nel 1657-58 a opera di Bartolomeo Mori per ordine degli Eletti di Nilo, che collocarono il marmo su un basamento a forma di parallelepipedo. Mori integrò probabilmente testa del Nilo, braccio con cornucopia, testa del coccodrillo, testa della sfinge, putti vari.
Un nuovo intervento di restauro, databile al 1734 grazie alla lapide dettata da Matteo Egizio ancor oggi leggibile, consistette in una messa a punto e una pulitura. Nulla si sa più dello stato settecentesco, ma qualcosa dovette avvenire se tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX sec. fu commissionato un rifacimento di gran parte della scultura ad Angelo Viva, allievo di Giuseppe Sanmartino, celebre autore del Cristo velato. Viva rifece completamente le parti integrate dal Mori. Ad ogni modo, della fase antica possiamo affermare con certezza che restano: corpo, spalla e braccio sinistri, corpo della sfinge, corpo del coccodrillo, onde sottostanti. La Statua del Nilo è anche nota come Corpo di Napoli, forse a causa dello storico fraintendimento del soggetto rappresentato, interpretato come una figura femminile, anche se recenti proposte avanzano convincentemente l’ipotesi che l’origine di questo “soprannome” vada ricercata nel valore polisemico del vocabolo “corpo”, in latino, italiano e napoletano.